giovedì 9 dicembre 2010

Etichette della frutta: un collezionismo sempre più forte

Se collezionare etichette della frutta può essere considerato pazzesco da un profano, è anche vero che negli ultimi anni questo genere collezionistico ha visto aumentare i suoi adepti, conquistando, dopo anni di latitanza, un suo spazio nel mondo del collezionismo. Sono nati siti internet, si organizzano incontri, si arriva perfino a bersagliare i produttori di frutta di richieste di bollini, mentre buste piene di doppioni viaggiano da un capo all’altro del pianeta. Internet, il più grande mezzo di comunicazione degli ultimi tempi, ha facilitato questo compito. E' sufficiente inserire in un qualsiasi motore di ricerca le parole chiave "etichette di frutta" o "bollini della frutta" (o anche "fruit labels") per avere un’idea dei siti che ci sono in rete.

Le stesse aziende produttrici hanno lanciato sul mercato delle vere e proprie serie di etichette dedicate a temi particolari (personaggi dei fumetti, dei film o dei cartoni animati), cosicché recuperare un’intera serie presenta lo stesso sapore già provato da molti collezionisti per le serie dei francobolli.

Parlare di etichette della frutta, però, può essere molto generico. Comunemente si adotta questo termine riferendosi ai bollini adesivi che ognuno avrà visto attaccati a banane, mele, arance, meloni, ecc. Ma i modi per “marcare” un frutto sono vari e in funzione sia del prodotto sia del cosiddetto packaging, ossia la confezione.

L’uso di marcare il frutto fu introdotto dalla Fyffes nel lontano 1929 (all’epoca si chiamava Elders & Fyffes Ltd) per contrastare la concorrenza. L’idea fu per quegli anni al tempo stesso geniale ed azzardata: pubblicizzare "all’origine del prodotto"! Non esistevano ancora gli adesivi, quindi le etichette erano incollate da operai che presero il nome di affixers (etichettatori).

Col tempo, inevitabilmente, le etichette hanno subito delle trasformazioni e non solo in seguito all’avvento dell’adesivo.

Innanzitutto non tutti i frutti possono essere marcati con bollini adesivi. L’uva e l’ananas, ad esempio, richiedono un’altra “strategia”. In questo caso sono state utilizzate delle etichette in cartoncino, applicate al tralcio o al ciuffo dell’ananas. Per l’uva si trovano comunque anche etichette adesive: sono più lunghe din quelle standard e sono ripiegate ed incollate su se stesse per abbracciare il tralcio. Etichette in cartoncino si trovano spesso sugli ortaggi. Ma per questo frutto sono state create perfino delle etichette in plastica. Gli agrumi vengono invece spesso "marcati" con i cosiddetti incarti, che consistono in fogli quadrangolari di carta velina che incartano, appunto, il frutto. L’esigenza di questo tipo di etichettatura non è soltanto estetica (un frutto incartato desta curiosità nell’acquirente), ma nasce anche dall’idea di proteggere il frutto nelle cassette. Se un’arancia è guasta, guasterà anche quelle che le sono vicine. Ovviamente utilizzare un incarto richiede dei costi maggiori, quindi sono privilegiati frutti di qualità. Dal punto di vista grafico presenta generalmente un’area circolare, in posizione centrale, dove è inserito il logo, in modo che, una volta incartato il frutto, possa essere ben visibile. Nel secolo scorso gli incarti erano quasi delle opere d’arte, con bei disegni che richiamavano sia il folklore siciliano sia gli ambienti esotici.

La confezione dei frutti ha dato inoltre vita a diversi altri tipi di etichette. Una menzione speciale meritano le etichette per cassette di frutta, in modo particolare quelle canadesi: appaiono come dei piccoli quadri, con colori caldi e ricchezza di particolari. Spesso vi si riscontrano dei temi. Nelle raffigurazioni non appaiono sempre i frutti o gli ortaggi relativi, ma un elemento caratteristico dell’area geografica di provenienza: nativi americani, alci, aquile, canyon. Anche in Italia si adottano etichette di questo genere, ma la grafica è molto più semplice e scarna. Meno conosciute sono le fascette per cassette (applicate con i punti metallici sulla stecca di mezzo del lato più stretto delle cassette di legno. Una fascetta è in cartoncino leggero e misura più o meno 16 cm di lunghezza per 5 cm d'altezza) e le etichette per sacchetti, dette anche etichette a bandiera per la loro forma, (i sacchetti a rete in cui di solito troviamo limoni, cipolle, ecc. sono tubi di rete che vengono chiusi meccanicamente).

Del tutto sconosciute, infine, tornando al discorso delle etichette adesive, sono le etichette di consegna. Non sono etichette viaggianti, visto che restano nel magazzino e vengono applicate ai cassoni di mele per contrassegnarli. Sono sempre quattro e contrassegnate con le prime lettere dell'alfabeto (A, B, C e D). Successivamente viene sorteggiata una lettera e tutti i cassoni contrassegnati da quella lettera saranno campionati. Da quel cassone saranno calcolate le medie di raccolta di ogni gruppo di 4 cassoni. Sono chiamate etichette di consegna perché sono come bolle di consegna. Di queste etichette non esistono doppi, sono tutti esemplari unici.

Il collezionismo legato alla frutta, insomma, è abbastanza variegato, anche se l’elemento preponderante è rappresentato dalle classiche etichette adesive, indubbiamente l’oggetto collezionistico più reperibile e meno ingombrante.

La catalogazione delle etichette della frutta esistono diverse scuole di pensiero, legate sia alla personale praticità sia ai propri gusti e stati d’animo. Nel primo caso le etichette vengono catalogate in ordine alfabetico, quindi tenendo conto del nome dell’azienda, oppure per frutto. Nel secondo caso si prediligono dei temi: si raccolgono, ad esempio, etichette a forma di foglia o etichette che hanno disegni particolari.

Uno dei traguardi da raggiungere sarà la pubblicazione di un catalogo delle etichette, una sorta di guida per il collezionista, anche se il progetto risulta immane. Un’etichetta della frutta fa presto a sparire dal mercato e dalle case, di conseguenza molti esemplari possono essere scomparsi definitivamente, visto che anche le case produttrici non sempre tengono nei loro archivi i bollini creati.

Parlando di collezione o di oggetti da collezionare viene da sé chiedere quale sia il suo valore. Un’etichetta della frutta non viene valutata, non ha un prezzo di mercato, poiché non viene acquistata direttamente, ma prelevata da un frutto. Inoltre la sua presenza nel mercato può vantare centinaia e centinaia di esemplari, che ognuno può facilmente reperire. Sono quindi scambiate gratuitamente fra i collezionisti. Al limite potrebbero avere un valore le prime etichette prodotte, poiché in quel caso si tratterebbe di oggetti storici. Ma per ora non esistono valutazioni né stime.

Il collezionismo di etichette della frutta è ancora, fortunatamente, un collezionismo pulito, privo di speculazioni, fatto per passione, come ogni forma di collezione dovrebbe essere.

Informazioni sull'Autore



Daniele Imperi - web designer, creatore del sito sul collezionismo dei bollini della frutta Etichettando.

Fonte: Article-Marketing.it

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